Mario Lunetta (Roma, 23 novembre 1934 – Roma, 6 luglio 2017)

rivista teatro

Di famiglia piccolo borghese, nasce e cresce alla Garbatella. Sperimentatore nei più diversi generi letterari e artistici, ha collaborato ai programmi culturali della RAI e a decine di giornali e riviste italiane e straniere, tra cuiL'Unità,Corriere della Sera,Il Messaggero,Rinascita, Il manifesto e Liberazione. Curatore di importanti antologie (Il surrealismo, Roma, Editori Riuniti, 1976;Poesia italiana oggi, 1981, e, in collaborazione conFranco Cavallo,Poesia italiana della contraddizione, 1989, entrambe edite a Roma, Newton Compton), ha introdotto e curato opere, tra gli altri, di Italo Svevo, Emily Bronte, Émile Zola,Federico De Roberto,Gustave Flaubert, Dino Campana e Velso Mucci. Nel2004ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisanella sezione Poesia e nel 2006 il Premio Alessandro Tassoni alla carriera.
In volume ha pubblicato:

Poesia

Tredici falchi (1970); Lo stuzzicadenti di Jarry (1972); Chez Giacometti (1979); La presa di Palermo (1979); Flea market (1983- Premio Pisa); Cadavre exquis (1985 – Premio Adelfia); Autoritratto con acrostici (1987); In abisso (1989); Panopticon (1990), con disegno e lito di C. Cattaneo; Pianosequenza (1990), con acqueforti e acquetinte di S. Paladino; Sorella acqua
(1991), con serigrafie di C. Budetta; Antartide (1993); Catastrofette (1997), con un acquerello di E. Masci; Cunnichiglie (1997), con un acquerello di E. Masci; Roulette occidentale (2000), con un disegno di B. Caruso; Doppio fantasma – 91 poesie per 91 artisti (2003); Magazzino dei monatti (2005); Bacheca delle apparizioni, con quattro litografie di L. Boille (2005); Mappamondo & altri luoghi infrequentabili (2006); Nitroglicerina per ermellini, con cinque acqueforti-acquetinte e un rilievo di B. Aller (2007); Videoclip, con tre acquerelli e un rilievo di C. Budetta (2007), La forma dell’Italia (2008), Cartastraccia (2008).

Narrativa

Comikaze (1972); Dell’elmo di Scipio Marsilio 1974 – Premio Pisa); I ratti d’Europa (Editori Riuniti, 1977 – finalista al Premio Strega); Mano di fragola (Editori Riuniti, 1979); Guerriero Cheyenne (Manni, 1987); Puzzle d’autunno (Camunia, 1989 – finalista al Premio Strega);
L’ubicazione di Lhasa (Camunia, 1993); Mercato delle anime Manni, 1998) – Premio Bergamo); Penalty (Le Impronte degli Uccelli, Roma 1998); Montefolle (Manni-Quasar, 1999); Soltanto insonnia (Odradek, 2000); Cani abbandonati (Odradek, 2003); Figure lunari (Robin, 2004); I nomi della polvere (Manni, 2005); La notte gioca a dadi (Newton Compton, 2008).

Saggistica

La scrittura precaria (1972); Invito alla lettura di Italo Svevo (1972); Il Surrealismo (1976); Sintassi dell’altrove (1978); L’aringa nel salotto (1984); Da Lemberg a Cracovia (1984); Et dona ferentes: sindromi del moderno nella poesia italiana da Leopardi a Pagliarani (1996); Le dimore di Narciso (1997); Invasione di campo: progetti, rifiuti, utopie (2002); Liber Veritatis (2007).

Teatro

La visitatrice della sera (Radiodramma – Radio Frankfurt); Galateo (Teatro delle Voci); Città proibita (Teatro del Palazzo delle Esposizioni di Roma); Antartide (Teatro Belli di Roma); Gigantografia (Festival Internazionale di Ferentino), Coca-Cola di Rienzo Story (Teatro dell’Orologio); Altorilievo, Poema drammatico (Museo Archeologico di Formia); Arkadia nonsense e Smash (Giugno al Casaletto – Villa Zingone); La forma dell’Italia (Atelier Metateatro); Lunapark (Chiostro di San Pietro in Vincoli).
In volume: Coca-Cola di Rienzo Story Book Editore); La mela avvelenata (Cinque dialoghetti blasfemi); Prigioniero politico! (“Le Impronte degli Uccelli” Editrice).

Critico letterario e d’arte, Mario Lunetta ha collaborato e/o collabora a: “l’Unità”, “Il Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Rinascita”, “La Rinascita della Sinistra”, “il manifesto”, “Liberazione”, e a numerose riviste italiane e straniere. Suoi libri e singoli testi sono tradotti in diversi paesi del mondo. E’ stato Presidente del Sindacato Nazionale Scrittori. Nel 2006 gli è stato conferito il Premio Alessandro Tassoni alla carriera.

Per MARIO LUNETTA

Maricla Boggio

Pur nella limitatezza della  parola che qui deve essere breve, sono spinta a ricordare di Mario aspetti che, se lui fosse qui, davanti a noi, non potrei citare perché subito verrei fermata da un suo gesto fermo, preciso, indiscutibile:
non amava parlare di sé; essendo più che mai critico e al tempo stesso creativo, non sopportava parole altrui per sentirsi esistere.

Amava però discutere delle proprie opere, con gli amici, persone con cui condivideva l'atteggiamento critico e al tempo stesso gioiosamente entusiasta di ogni forma di vita intelligente, schiva di ossequi e lontana da utilizzazioni strumentali.
Non è qui il momento per ricordare i suoi tanti libri, che percorrono decenni di fatica e di gioia nell'elaborare pensieri e immagini, teorie letterarie e convinzioni politiche, che anche  qui erano adamantine, anche in tempi di illusorie fiducie in nuovi santi. Le opere rimangono al di là della presenza viva dell'autore, e ne rinnovano la vita.

Di Mario conservo gelosamente, in uno scaffale tutto per lui, i libri che mi ha regalato, firmando dediche semplici e calorose di amicizia e di affetto per me e per Francisco.
Ricordo la sua ira nel misconoscimento di editori che aveva portato al successo, il cui comportamento era stato carico di ingratitudine. Ricordo invece l'affetto fraterno con cui parlava di altri editori, forse meno importanti sul piano economico, ma degni della sua stima e talvolta anche della sua amicizia.

Mi ha sempre colpito, di Mario, la sua duplice natura.
Lo aveva conosciuto come coltissimo critico in presentazioni di opere d'arte, di scrittura, di poesia, di pittura, di saggistica improntata alla politica.
Lo aveva ascoltato più volte quando era presidente del Sindacato nazionale scrittori nell'ambito della CGIL. Le sue erano battaglie di un'onestà culturale di antico stampo, che condividevo in pieno; si scontrava con muri di indifferenza e di ipocrisia; gli autori sono numericamente ininfluenti in politica, e la politica culturale stentava a trovare il suo spazio. Lui, che intendeva la letteratura al di fuori di ogni strumentalizzazione, riconosceva tuttavia il valore politico di uno scritto quando si trattava di sostenere una posizione di giustizia.
Rieletto per due volte non era più potuto essere presidente. Tuttavia era restato socio imbattibile nel sostenere posizioni trascurate nel vasto panorama delle attività della CGIL. Era stato allora che avevo pensato di coinvolgerlo nell'impegno della SIAD, la società degli autori drammatici che portava avanti la sua battaglia pensando di avere nel teatro un rappresentante al dialogo, diretto con la gente, alla riflessione che approfondisce i temi, al giudizio morale oltre che alla sollecitazione al distacco dal banale realismo attraverso la metafora della poesia. Accettò la carica di presidente trovandosi intorno compagni nuovi e trovando con loro nuovi motivi di lotta; anche lui si era cimentato in testi teatrali: schivo da mode e ossequi, teneva gelosamente per sé e per gli amici i sui testi, tranne rare occasioni. Pubblicammo, di lui, tre testi teatri in un libro che prende il titolo - "Oldenburg" - da uno dei drammi, misterioso nome di un personaggio che tiene in sospeso nel corso dell'intero scritto. Della pubblicazione va ricordato che uno dei testi - "La visitatrice della sera" venne trasmessa più volte da Radio Frankfurt  emittente della Repubblica Federale Tedesca. A concludere il libro, il testo "Lunapark" che andò in scena con le preziose scenografie di Giancarla Frare e la regia di Pietro Faiella nel Chiostro di san Pietro in vincoli nel 2009.

Erano poi integerrime le valutazioni degli scritti di chi ne chiedeva un giudizio.
Personalità del mondo politico che nella scrittura di romanzi scioglievano le angustie da onorevole e di conseguenza con facilità avevano chi li pubblicasse, si trovavano davanti la sua candida spietatezza. Non più che per un semplice autore, ma con quella sottolineatura critica che si permetteva nei confronti di chi riteneva suo diritto l'ossequio dovuto alla sua carica.

Come presidente della SIAD - società italiana autori drammatici - era entrato in un mondo a lui sconosciuto sul piano delle cariche e delle rappresentanze. Lo avevo convinto puntando sul suo amore per ogni impegno che si allontanasse dalla noiosa banalità del reale inteso come cronaca; il suo scrivere per il teatro  era un gioco di stile e di metafore, una sfida ad addentrarsi nella mente per scoprire la chiave del dramma. E per questa passione sopportò le noiose e inevitabili pratiche ministeriali, i verbali, le richieste progettuali, talvolta appena ricevute da rigidi funzionari a cui era difficile spiegare che cosa significasse drammaturgia e come il guadagno difficilmente si sposasse con la qualità.

Con chi scriveva teatro e capitava sotto il suo sguardo per un concorso, era più morbido che con i letterati. Conosceva come dura fosse la strada per arrivare al palcoscenico, e quasi sempre individuava nei testi del Premio Calcante che leggeva in quanto membro della giurìa, qualcosa che avrebbe potuto avvicinarsi ad una possibile rappresentazione. Se però scopriva la malafede dell'autore, la sua "captatio benevolentiae" con finalità strumentali, era implacabile, e non valeva il prestigio di un nome conosciuto o la fama acquisita, era definitivo nell'esclusione.

L'altra natura di Mario era l'approccio fanciullesco alle cose del quotidiano.
Lui, così scevro da schiavitù abitudinarie, gioiva nel veder crescere la sua collezione di uccelletti colorati, in terracotta, ceramica, legno, metallo ed ogni altro genere di materiali. Gli portai un passero multicolore la cui coda suonava con il fiato come un'ocarina, e lui lo pose trionfalmente in mezzo agli altri uccelletti, fiero di quell'arrivo giunto da una sperduta regione della Turchia.

L'attenzione per la qualità dei cibi pareggiava in Mario la valutazione acuta e precisa di uno scritto di valore. Esaltava, soprattutto di Maria Pia, la moglie adorata, l'estro nell'inventare o fedelmente tradurre da antiche ricette piatti che meritavano elogi quanto una scrittura devotamente realizzata.  Maria Pia non entrava nell'ambito del lavoro di Mario, lo ammirava lasciandogli ogni spazio alla creatività. Di lei, sempre così schivo nel manifestare i propri sentimenti, non perché non ne provasse, ma perché li teneva gelosamente riservati a pochi, Mario aveva scritto, subito dopo la sua scomparsa, un'ode in cui la ricchezza tematica si intrecciava alla leggerezza poetica dei versi che ne esprimevano l'amore in un dolore che si faceva canto. Il titolo della raccolta era "Canzoniere della Scomparsa". Pochi versi per richiamarlo alla nostra memoria:

Sotto i portici dell'esedra, il refrigerio dell'ombra:
e subito, dipoi, quell'incredibile avvertire accanto  a sé,
al suo fianco, un alito di freschezza, un respiro leggero
che era niente e era tutto, nella pace silenziosa
cui finalmente sembrava approdata la Scomparsa
che nel momento in cui  il sospetto immortale, ormai morto anche lui,
le rivolse la parola, svanì dissolta nell'aria umida,
come un volo di farfalla - e il defunto supposto  immortale si sta
chiedendo da tre giorni dove sia cominciato il sogno, quando
sia finita la realtà, in questa scacchiera di caselle vuote
dove tutto è trasformato nel suo contrario e la via
è soltanto un accumulo di surrogati e succedanei finti

27 luglio 2013

( da Canzoniere della Scomparsa, di Mario Lunetta, Libri di poesia, Robin Edizioni)

Per MARIO LUNETTA - Ricordi

La scomparsa di Mario Lunetta è anche per me motivo di sofferenza e rimpianto: lo conoscevo da molti anni e ho sempre apprezzato l’acutezza della sua intelligenza e della sua sensibilità, come emergevano dagli interventi nei numerosi incontri SIAD ai quali abbiamo partecipato.Intendo partecipare ad eventuali incontri che rendano omaggio a questa bella figura di studioso e di poeta.
Luigi M. Lombardi Satriani

Sono commosso per la morte di Mario Lunetta, amico carissimo e intellettuale magnifico, caro agli dei e agli uomini. Parlando con lui si raddoppiavano sempre analisi, passione e fiducia. Espressione stimolante della cultura italiana generalmente emarginata, ora rimossa e dimenticata. Uomo generoso dal sorriso greco, poeta intelligente e dolce, scintilla d'immaginazione, che ha traversato con molti di noi le torbide spume del mare. 
Ubaldo Soddu

Sono vicino a tutti voi e alla famiglia per la scomparsa di Mario Lunetta, un vero militante della cultura che ci sia da esempio nelle nostre azioni e battaglie quotidiane per riaffermare la centralità della cultura, delle arti e dei saperi tutti, in un'epoca che li vede ancora più fragili e che invece sono l'investimento necessario per formare cittadini migliori.
Antonio Calbi
Direttore Teatro di Roma