Stefania Porrino

 

Recensioni e presentazioni

"Invenzione a tre voci"
E' una pièce curata e graziosa, questa Invenzione a tre voci. (...) Con piglio razionale e poetico insieme, mutuando la disinvoltura dei modi drammatici dalla scuola dell'Assurdo, racconta di tre coppie di voci, riunite nello stesso luogo con uno stesso scopo: acquistare una casa. Voci, si diceva, perché il fine della scrittura della Porrino è disincagliare dal corpo degli attori i suoni e le parole, proiettandoli nell'aria di scena come presenze astratte. Le Voci, a due a due, lottano per accaparrarsi l'alloggio e ne esce un apologo sull'incapacità di comunicare e di vivere insieme che affligge il mondo d'oggi. (...)
RITA SALA - IL MESSAGGERO - martedì 7 giugno 1983

"Lilli"
Sarebbe banale e riduttivo definire il nuovo lavoro teatrale di Stefania Porrino, Lilli, una cronaca più o meno patetica sui problemi della terza età. In apparenza il dramma descrive gli ultimi giorni vissuti da quattro anziani personaggi in uno squallido pensionato; in realtà le intenzioni dell'autrice vanno molto al di là. L'indagine supera infatti la forzata chiusura della situazione, tra le quattro spoglie mura di un ambiente desolante, per proiettarsi verso una più ampia riflessione sulla vita. (...) Stefania Porrino non è nuova ad approfondimenti psicologici di questo genere. Autrice della nuova leva, ha già dato prova di capacità analitiche veramente singolari. Ricordiamo il dramma Invenzione a tre voci, rappresentato qualche anno fa al Teatro La Maddalena che poneva in relazione dialettica tre diverse condizioni psicologiche, in un animato incrocio di sentimenti e di affetti contrastanti. In questo caso la Porrino si impegna a mettere a nudo il microcosmo inviolato dell'animo umano, sforzandosi di cogliere le più intime ragioni, le più private emozioni proprio nel contrasto diretto con la realtà cruda del mondo di fuori. Un esercizio drammaturgico che sortisce gli effetti desiderati, riuscendo a proporre al pubblico un vario dinamismo di pensieri, di moti dell'animo. (...)
EMILIA COSTANTINI - CORRIERE DELLA SERA - sabato 23 aprile 1988

Stefania Porrino ha affrontato con Lilli (1988) il problema della terza età in chiave crepuscolare, evitando tuttavia i rischi del sentimentalismo sempre in agguato in opere del genere.
GIOVANNI ANTONUCCI - STORIA DEL TEATRO ITALIANO DEL NOVECENTO Edizioni Studium - Roma

Questo lavoro di Stefania Porrino, non poco ambizioso come opera teatrale quasi d'esordio, è ambientato in quello che potremmo neologizzare Thanathotel, o, più semplicemente, un pensionato per morituri. (...) Non vorrei, detto questo, che il testo di Stefania Porrino apparisse solo un gerontodramma a tinte morte - ne è solo l'involucro. E tuttavia è importante, anzitutto come prova di bravura, che una giovane donna così carica di curiosità e di fervori si sia vòlta al mondo derelitto e grottesco dei vecchi, dei vecchi attori della vita, con deridente pietà, anzi, con tanto affettuosa ironia. (...) Chi è questa Lilli? Io credo sia la voce felicemente giovane dell'Autrice. Forse involontariamente, per il puro slancio di una necessità, Stefania Porrino ha dato attraverso Lilli il suo messaggio ai quattro vecchi del Thanathotel, al nostro vecchio mondo che essi rappresentano e chiudono. E questo messaggio è di vita, di gioco, di sapienza, di amore. (...) Lilli-Stefania sussurra all'orecchio del pubblico, quasi come una burla, che TUTTO PUO' RICOMINCIARE. E infatti questo dramma della vecchia solitudine si apre, finendo, oltre se stesso.
Staremo a vedere dove ci porterà, nel seguito ideale della "sua" storia, questa Stefania Porrino così scaltra, già, così aggraziata, così ispirata nell'intessere la sua fiaba ironica e pietosa sul vecchio mondo che muore e sul nuovo mondo che dall'intimo, sembrando follia ed essendo saggezza, con voce di bimbo, irrompe e scompagina tutto.
PIETRO CIMATTI - PRESENTAZIONE SUL PROGRAMMA DI SALA

"Look at me, listen to me, kiss me!"
(...) Il secondo atto unico ci mostra un giovane che passa in prima classe, in un treno, ed ha l'occasione d'incontrare un'attrice famosa che ha vinto diciotto Oscar. E' emozionatissimo. Sogna di ballare con lei. La corteggia con cioccolatini al caffè, la conquista, la bacia. Storia romantica su un tipo di amore ed adorazione che non esiste più. (...) Consigliato.
MARIO FRATTI - OGGI MAGAZINE - domenica 30 maggio 1993

"Maria Antonietta"
C'è un notevole gusto del ritratto femminile in Maria Antonietta. La regina di Francia, moglie di Luigi XVI, non ci viene semplicemente presentata come figura che illustri un periodo storico, il periodo che conobbe il diluvio della Rivoluzione. Di tutte le contraddizioni che visse, in primo piano ci sono quelle della donna privata. Seguiamo una creatura fragile, legata ai riti più superficiali della corte. Ne osserviamo la mediocrità, lontana da quelle prese di coscienza che porteranno dignità e valori di quella donna su un altro piano. Nel viaggio interiore, che va di pari passo al consumo di esigenze mondane, si stabiliscono le coordinate di una resurrezione spirituale e mentale. La Porrino, forte di una documentazione sul personaggio, sa andare direttamente ai segni privati dell'individuo. (...) Spettacolo di rara nudità, questo della Porrino, si apprezza per la civiltà con cui viene dipanato uno schizzo biografico fuori da ogni oleografia. (...)
DANTE CAPPELLETTI - IL TEMPO - giovedì 16 marzo 1995

(...) Sobrietà e vivacità espressiva fanno di Maria Antonietta uno spettacolo interessante, denso di sentimenti mai sentimentali, "gabbia" di una memoria femminile che decanta, nella propria fragilità, le ragioni di una "vita nova" affidata all'immaginazione poetica. (...)
ANGELO PIZZUTO - HYSTRIO - anno VIII, n. 3, 1995

(...) Stefania Porrino, autrice del testo, ha individuato con ottima intuizione le coordinate psicologiche di Maria Antonietta, succube di una piccola schiera di cortigiani, che le impedirono di essere migliore di quello che avrebbe potuto essere. (...)
FERNANDO BEVILACQUA - LA VOCE REPUBBLICANA - giovedì 20 - venerdì 21 aprile 1995

(...) Stefania Porrino ha scelto una strada difficile: quella della crescita e della presa di coscienza di una donna fragile e mediocre, costretta dalle circostanze a diventare un' "altra", una figura al limite dell'eroismo e della "purificazione". (...)
Maria Antonietta è, nell'invenzione drammaturgica, un personaggio tragico nel suo essere colpevole e insieme innocente del proprio destino. Questa fatalità non è però rappresentata in chiave storica, ma, invece, com'era necessario, in un'angolazione tutta contemporanea. Maria Antonietta è un personaggio "attuale", una donna, moglie e madre di oggi, con le sue inquietudini e con le sue paure, ma anche con il suo coraggio. Stefania Porrino è consapevole che la storia, come ci ha insegnato Croce, è sempre contemporanea, ma ha anche la sensibilità per evitare quelle attualizzazioni esteriori e disinvolte che finiscono col deformare i tratti dei personaggi storici. La sua Maria Antonietta vive in una sintesi di passato e presente, di personaggio di un mondo storico e di donna inserita del tutto nel nostro tempo.
GIOVANNI ANTONUCCI - PRESENTAZIONE SUL PROGRAMMA DI SALA

"Le finestre di Madame Mère"
(...) Nell'atto unico di Stefania Porrino Le finestre di Madame Mère emerge con tratti di inaspettata umanità la figura di Letizia Bonaparte, ormai in età avanzata e tuttavia ancora simbolo di lotta rivoluzionaria (...).
Una sintesi eccellente della vita tormentata di una donna, che la Porrino trae con vigore dalle pagine della storia. (...)
FERNANDO BEVILACQUA - LA VOCE REPUBBLICANA - venerdì 19 - sabato 20 aprile 1996

"Veglia a Stonehenge"
Una religiosità estranea ad ogni fede rivelata, ma non per questo meno intima e alta. Una sentimentalità trasferita al di là dello spazio e del tempo, in cui la mestizia amorosa della tradizione si trasforma in voce cosmica, in una parola che anela ad accenti universali. Stefania Porrino sorprende con un testo assolutamente anomalo, estraneo al panorama della produzione drammaturgica nazionale. (...)
I motivi lirici dell'ispirazione della Porrino sono molteplici: la contemplazione e la meditazione desolate e pietose della condizione umana; l'accorato rimpianto dell'età dei sogni; ma anche la coraggiosa e ferma accettazione del "vero". L'intero testo, diviso in tre simboliche scansioni, è tutto pervaso da uno spirito combattivo e polemico. Esso è ostinatamente animato dalla vigorosa affermazione della dignità umana, dalla protesta contro la condanna a vivere, dall'orgogliosa opposizione al destino. Ma l'epilogo non lancia solenni quanto prevedibili messaggi, non propone facili soluzioni, tanto meno quella di andarsi a rifugiare tra le pieghe di un protettivo e rassicurante "limbo mitologico". L'autrice sembra voler dar prova di vivace maturazione interiore. (...)
EMILIA COSTANTINI - PRESENTAZIONE SUL PROGRAMMA DI SALA

"Una cavalletta sotto il bicchiere"
(...) Il testo della Porrino circoscrive il suo spettro d'azione fra i praticabili di un piccolo teatro, precario rifugio di un terzetto di ospiti, barricati ma non arresi all'epidemico proliferare delle cavallette. Va da sé che esse simbolizzano l'imperversare dell'insipienza, della banalità, del luogo comune nell'ambito di una civiltà neoliberista votata, come ciascuno sa, ai valori del consumismo e dell'usa e getta. Tematica, se vogliamo prevedibile e risaputa, tuttavia rinsanguata dalla vivacità del dialogo e dal plausibile disegno psicologico dei personaggi, due giovani che non si arrendono alla vacuità dell'esistere ed una arzilla nonnetta che ben li incita all'impresa. (...)
ANGELO PIZZUTO - SIPARIO - aprile 2000

"Fuoco di Sagittario"
Stefania Porrino, (...) nella prima metà degli anni Ottanta, ha iniziato con grande coerenza e con sorprendente continuità un itinerario drammaturgico che l'ha condotta a risultati di rilievo, come del resto hanno confermato le reazioni del pubblico e perfino della critica, quasi sempre poco attenta al repertorio nazionale. (...) Fuoco di Sagittario, che è stato particolarmente apprezzato dalla Giuria del Premio Betti '98 che gli ha assegnato la Medaglia d'argento del Presidente della Repubblica, è liberamente ispirato alla figura di Pietro Cimatti, poeta e intellettuale di grande finezza e di coraggioso anticonformismo in anni caratterizzati dal conformismo più spinto e più desolante. La Porrino ne traccia il ritratto umano e letterario con una scrittura che fonde teatro e poesia non solo con sapienza ma anche, e soprattutto, con una dolorosa malinconia: la malinconia che ci coglie sempre di fronte alla scomparsa di chi ci ha lasciato il dono della sua splendida umanità.
GIOVANNI ANTONUCCI - PRESENTAZIONE SUL PROGRAMMA DI SALA

Stefania Porrino è autrice di raffinata e di altrettanto raffinata sensibilità. Nuova prova l’abbiamo da questo “omaggio alla memoria di Cimatti” […] un testo di alta dignità. […]
La ricostruzione dell’esperienza umana e letteraria di Pietro Cimatti merita attenzione non solo e non tanto per aver riprodotto con intuizioni felici sia il mondo che circondava lo scrittore sia le sue invenzioni poetiche quanto per aver saputo trasfondere nel testo il senso di una ispirazione profonda e di un intenso travaglio interiore.
COMMISSIONE PREMIO I.D.I. (Istituto del Dramma Italiano) 1993